Résumé : — Alla ricerca di una lingua vernacolare comune, Dante, nel De Vulgari eloquentia, delinea quattro attributi – illustre, cardinale, aulicum, curiale – che permettano a questa lingua di misurarsi col prestigio del latino e di assicurarle tutta la gamma dell’espressione e della comunicazione : dalla vita quotidiana alla creazione letteraria, comprese la poesia e la tragedia, da Dante considerate come appartenenti alle forme letterarie più alte. A sette secoli di distanza e con una traduzione letterale – cosa ricorrente nella vulgata accademica e scolastica –, questi quattro aggettivi suonano alle orecchie contemporanee come termini arcaici, se non arcani; essi non rendono conto della ricchezza di argomenti che Dante sviluppa per arrivare finalmente alla concezione di una lingua che si imponga ad opera del « gratioso lumine rationis », supplente d’un principe assente, fautore sperato di unione linguistica. Si propongono dunque le qualità di una lingua « luminosa, centrale, corale e responsabile » come traduzione più fedele alle aspettative di Dante, versione certo non priva di rischi, ma incoraggiata in questo tentativo dai saggi di Yves Bonnefoy sulla traduzione della poesia.
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CARMINE OLERIO CASARIN (2021) «La lingua comune e prestigiosa.», [En ligne], Volume XXVI - n° 1 (2021). Coordonné par Créola Thénault-Baltaretu,
URL : http://www.revue-texto.net/index.php/http:/www.revue-texto.net/1996-2007/archives/parutions/archives/parutions/marges/docannexe/file/4227/docannexe/file/116/docannexe/file/3603/docannexe/file/3612/docannexe/file/2897/docannexe/file/2347/docannexe/file/Archives/Archives/SdT/index.php?id=4670.