Carmine OLERIO CASARIN
La lingua comune e prestigiosa. — Una riflessione sulle qualità della lingua popolare nel De vulgari eloquentia di Dante Alighieri.
Résumé : — Alla ricerca di una lingua vernacolare comune, Dante, nel De Vulgari eloquentia, delinea quattro attributi – illustre, cardinale, aulicum, curiale – che permettano a questa lingua di misurarsi col prestigio del latino e di assicurarle tutta la gamma dell’espressione e della comunicazione : dalla vita quotidiana alla creazione letteraria, comprese la poesia e la tragedia, da Dante considerate come appartenenti alle forme letterarie più alte. A sette secoli di distanza e con una traduzione letterale – cosa ricorrente nella vulgata accademica e scolastica –, questi quattro aggettivi suonano alle orecchie contemporanee come termini arcaici, se non arcani; essi non rendono conto della ricchezza di argomenti che Dante sviluppa per arrivare finalmente alla concezione di una lingua che si imponga ad opera del « gratioso lumine rationis », supplente d’un principe assente, fautore sperato di unione linguistica. Si propongono dunque le qualità di una lingua « luminosa, centrale, corale e responsabile » come traduzione più fedele alle aspettative di Dante, versione certo non priva di rischi, ma incoraggiata in questo tentativo dai saggi di Yves Bonnefoy sulla traduzione della poesia.